A me la Corona

ANNIVERSARI - LA CERIMONIA DEL 22 NOVEMBRE 1220 
«A me la Corona» Federico imperatore ottocento anni fa 
 
Si discusse a lungo tra i membri del Comitato direttivo che promosse i tre volumi dell’Enciclopedia Fridericiana della Fondazione Treccani se dedicare una voce specifica all’Incoronazione imperiale di Federico II, di cui il 22 novembre prossimo ricorre l’ottavo centenario. 
Si preferì invece di raccogliere sotto un unico lemma le quattro cerimonie di incoronazione del grande Sovrano normanno-svevo non omettendo altresì un cenno all’autoincoronazione che nel 1229 egli stesso effettuò, ancorché scomunicato, di re di Gerusalemme nella Basilica del Santo Sepolcro, sacrario per eccellenza della memoria del Signore. 
Federico di incoronazioni canonicamente ne aveva ricevute ben quattro: la prima a Palermo nel 1198 come re di Sicilia grazie ai diritti sul Regno che gli venivano tramite la madre Costanza d’Altavilla; la seconda a Magonza nel 1212 come re di Germania in stretta successione al padre Enrico VI; la terza nel 1215 nella Cappella palatina di Aquisgrana nel cui transetto erano inumate le spoglie di Carlo Magno; la quarta, quella imperiale, il 1220 a Roma nella Basilica di San Pietro per mano del papa Onorio III. 
 
Di quest’ultima ci sono giunte notizie dettagliate: innanzitutto l’accampamento di Federico e del suo seguito a Monte Mario; di qui l’ingresso nella Città leonina e l’accoglienza nei pressi di Castel Sant’Angelo da parte del Clero di Roma, il corteo verso la Basilica di S. Pietro, dove il Prefetto della Città gli consegnò la spada. Sulla scalinata della stessa Basilica lo attendeva il Papa circondato dalla Corte pontificia che, dopo il bacio del piede, abbracciò l’Eletto. Successivamente il Papa e l’Imperatore eletto si recarono alla chiesetta di Santa Maria in Turribus, dove Federico prestò giuramento come «protettore e difensore della Chiesa Romana». Ritornati verso la Basilica, il Papa prese posto sul suo trono nell’abside dello stesso Tempio, mentre il Sovrano venne accolto nel Capitolo e rivestito dei paramenti imperiali. 
Trasferitosi, quindi, nella Basilica, presso l’altare di San Massimo, venne dal vescovo cardinale di Ostia, Ugolino, unto con il sacro crisma ascendendo all’altare di San Pietro - per l’atto più importante della cerimonia - dove Onorio III durante la Messa dell’Incoronazione, tra epistola e vangelo, gli consegnò la mitra, ponendo poi sopra di essa la corona imperiale insieme con lo scettro, il pomo e la spada. Seguirono le laudes inneggianti all’«invincibile Imperatore». A sua volta anche la moglie di Federico, Costanza d’Aragona, ricevette mitra e corona. Dopo il canto del Vangelo, l’Imperatore, deposti la corona e il mantello, presentò al Papa l’offertorio ricevendo, quindi, il bacio della pace e la benedizione papale a conclusione della Messa.
 
Terminati i riti liturgici, l’Imperatore si trasferì all’esterno della Basilica aiutando il Papa a montare sul cavallo reggendo la staffa e tenendo le briglie fino alla Chiesa di Santa Maria in Traspontina dove si congedarono tornando alle rispettive residenze: il Papa al Laterano e Federico all’accampamento imperiale di Monte Mario. 
Tre mesi più tardi il neo Imperatore effettuò il suo primo viaggio in Puglia: il 13 febbraio, proveniente da Salerno, giunse a Troia; otto giorni più tardi era a Foggia; di qui seguendo verosimilmente la via Traiana, sostò a Trani (3 marzo), a Barletta (8 marzo), a Bari (9 marzo), a Brindisi (22 marzo). Attraverso poi la via interna, nota come l’Itinerario di Guidone, raggiunse Taranto dove l’11 aprile celebrava la Pasqua. Risulta presente nella Città jonica il 24 aprile 1221 partendo successivamente attraverso la Traianea per la Calabria (risulta presente a Cosenza il 28 aprile 1221). 
Si tratta di località munite di palazzi regi o di castelli che consentivano un adeguato soggiorno per l’Imperatore e un idoneo spazio per l’accampamento del suo esercito. Come è noto, alla manutenzione delle strutture castellari, Federico dedicherà mirata attenzione, come si evince da quello Statuto per la manutenzione dei castelli che egli stesso promulgherà nel 1246, non senza far notare che in uno di questi castelli - Castelfiorentino nell’Alta Daunia - dopo trent’anni di potere imperiale, Federico avrebbe concluso la scena di questo mondo, e che inoltre da un altro dei suoi castelli - quello di Taranto - lo avrebbero imbarcato per raggiungere l’amata terra di Sicilia.
 
Si pubblica questo articolo su autorizzarione dell'autore. Questo articolo è stato anche pubblicato sul quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno" il 17 novembre 2020.