Fogia regalis sedes inclita imperialis

Fogia regalis sedes inclita imperialis   
Intervento di Giuseppe de Troia al Convegno su Federico II di Svevia 
Università di Foggia, Dipartimento di Studi Umanistici. 18 Novembre 2021 

800 anni fa, a metà febbraio del 1221, Federico II di Svevia, Re di Sicilia e Sacro Romano Imperatore, arrivò a Foggia percorrendo la via Traiana. Superati i Monti Dauni, gli si aprì davanti la vista del Tavoliere, la “Puglia piana”, spettacolo che gli suscitò certamente un sentimento di meraviglia e grande emozione. Sicuramente non furono soltanto questi sentimenti che lo portarono a scegliere Foggia e la Capitanata come sua abituale dimora. Pur mancando fonti certe, è probabile che la scelta dello Svevo sia avvenuta per ragioni politiche, geografiche, economiche ed anche per motivi legati alla sua passione per la caccia. 

Ma Federico, prima di essere un Re e un Imperatore, era un Generale. 
E come generale aveva a cuore le sue truppe. Per i suoi uomini d’arme due cose, di cui la terra di Capitanata era particolarmente ricca, erano di fondamentale importanza: il grano e i cavalli. 

La coltivazione del grano e l’allevamento del bestiame - ovini, mucche, ma anche cavalli - per secoli hanno rappresentato una fonte di sopravvivenza per l’umanità e hanno avuto una funzione centrale nel sistema economico del nostro territorio la cui posizione geografica ne favorì lo sviluppo fin dal primo millennio a.C.. E non possiamo non citare l’elogio che Marco Terenzio Varrone fa del grano e del bestiame di Puglia. Varrone, che fu un letterato e un militare romano, ma anche un agronomo, mise in risalto la grandezza e la ricchezza dell’antica Arpi. Una testimonianza di ciò è data dalle monete rinvenute in alcune aree del territorio di Arpi e sulle quali, oltre agli Dei e agli Eroi, sono effigiati i simboli delle sue ricchezze naturali e delle sue risorse economiche. Dunque cavalli e spighe di grano. 

Abbiamo detto che nel 1221 Federico vide Foggia per la prima volta. Tre mesi prima, il 22 novembre 1220, era stato incoronato Imperatore del Sacro Romano impero. Fu con l’elezione a imperatore che Federico senti la necessità di una nuova capitale del Regno e dell’Impero. Palermo, fino a quell’epoca capitale normanno-sveva del Regno di Sicilia, decentrata com’era all’estremo Sud di un Impero esteso dal Mar Mediterraneo al Mare del Nord, non poteva più assolvere a tale funzione. 

Occorreva una residenza che fosse geograficamente più centrale nella compagine della dinamica politica del regno e dell’impero. Foggia per via dell’Adriatico era a metà strada tra Palermo e la Germania, ma era anche più vicina a Roma, sede della cristianità e del papato. 

A Foggia Federico costruì ben due regge, una in città con un sontuoso palazzo ricco di marmi, di statue e di colonne dove si dava convegno alle grandi assise del Regno e ad ogni gioia festosa. L’altra era a un paio di chilometri più a sud, in località Pantano. Qui al lato della reggia fu allestito un magnifico parco popolato di daini e falchi, con fiabesche costruzioni adibite a grandi voliere che i cronisti dell’epoca descrivono assai belle e delle quali il DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS ci restituisce le straordinarie immagini. Scavi condotti dall’Università di Foggia hanno individuato le relative tracce e dimensioni. 

Geniale nelle sue intuizioni, Federico II ripopolò Lucera, il cui territorio era frequentemente soggetto a vaste esondazioni di corsi d’acqua e pertanto zona altamente malarica, tanto che lo stesso vescovo con il suo Episcopio dimorava a Lesina. In Lucera Federico trasferì, dalla Sicilia, i Saraceni individui fisicamente resistenti a tale clima e perciò capaci di bonificare quel territorio che resero coltivato e fertile. Ma i Saraceni furono anche un valido presidio militare fedelissimo agli ordini del Sovrano che aveva concesso  loro svariati vantaggi e la libertà di culto. 

Una amplissima cerchia di castelli sparsi per la grande Capitanata, quale nessun’altra provincia del Regno possedeva, faceva da corona e difesa alla città di Foggia, al Sovrano e alla sua Corte che Federico aprì alle personalità più illustri dell’Europa del tempo: letterati, filosofi, scienziati, giuristi, architetti. Dal QUATERNUS EXCADENCIARUM apprendiamo che in Foggia in particolare sulla strada maggiore, erano ubicate le domus dei più grandi personaggi della curia. Tra essi il Maestro Giustiziere, il Maestro Camerario, il magister Pier della Vigna, il magister Taddeo di Sessa, il conte di Caserta, Giovanni Moro, il conte Gualtiero di Manuppello, il marchese Bertoldo di Hohenburg, l’arcivescovo di Capua Giacomo Amalfitano che con Pier della Vigna collaborò alla stesura delle Costituzioni Melfitane. Tale complesso di appartamenti messi a disposizione dei più alti funzionari della Curia era integrato da un grande edificio nel recinto del Palatium: l’Hostaria Grande indicata con il numero 14 nella Pianta cinquecentesca della Biblioteca Angelica di Roma, da me rinvenuta nel 1973. In essa sono ben visibili sia il “Palazzo di Federigo Imperatore”, sia la “Chiesa Magiore”, l’attuale cattedrale. Su quest’ultima vorrei aggiungere due parole. 

Biblioteca Angelica di Roma, disegno di anonimo della città di Foggia databile al 1583 / 1584.

Avendo stabilito nel Palazzo di Foggia la sua Sede Regale e Imperiale, al rientro da Gerusalemme Federico necessitava di un altro monumento che celebrasse il suo titolo di Re di Gerusalemme: egregiamente a ciò venne la costruzione della Cappella Palatina intitolata al Santo Sepolcro di Cristo in cui Lui era stato incoronato Re.  E che la chiesa sotterranea di Foggia, oltre che per il nome Ecclesia Subterranea Sancti Corporis Christi, per la sua struttura, doveva essere nelle intenzioni di Federico una riproduzione del Santo Sepolcro di Gerusalemme si deduce dai vari elementi di confronto. 

 

Cripta della Cattedrale di Foggia che ha molte similitudini architettoniche con il Cenacolo di Gerusalemme.

Federico II di Svevia costruì castelli e chiese, coniò monete e promulgò leggi che restarono in vigore per i sei secoli successivi. Con lui la Capitanata, per un quarto di secolo, fu il centro politico e culturale del Regno e dell’Impero e Foggia divenne città d’Arte di primaria importanza. Meritoriamente fu chiamato “Stupor Mundi” dal filosofo e astrologo Michele Scoto, suo contemporaneo.   

L’VIII Centenario del suo arrivo a Foggia e in Capitanata rappresenta un’occasione unica e straordinaria per una riflessione sull’importanza della storia di questa nostra città, e di questa terra straordinariamente bella, ma per molti versi sfortunata.