Ambascerie ed Emblemi
Ambascerie ed emblemi
Il G20 2021 di Roma nella cornice del Quirinale offre lo spunto per considerazioni su altri palazzi reali, in altri luoghi e in altri tempi. Esattamente otto secoli fa.
La foto che accompagna questo articolo è stata scattata due settimane fa nel Palazzo del Quirinale. Ritrae alcuni particolari degli affreschi della Sala dei Corazzieri, la più grande del palazzo. Nella parte inferiore ci sono tre emblemi i quali è riconoscibile, in posizione centrale, quello di Foggia.
Palazzo del Quirinale. Sala dei Corazzieri. Ambasceria Persiana (1616, artisti vari, tra cui Agostino Tassi, Giovanni Lanfranco e Carlo Saraceni) ed emblemi di tre Comuni italiani (1872, Gaetano Lodi).
Per la sua grandezza e magnificenza la Sala dei Corazzieri si presta alla funzione di luogo di ricevimento e di svolgimento delle attività di alta rappresentanza del Presidente della Repubblica. Il nome della sala si deve alla rivista del reparto dei corazzieri che avviene in occasione di alcune cerimonie importanti. La Sala fu edificata nel 1615 dall’architetto Carlo Maderno su commissione di papa Paolo V Borghese. Il soffitto ligneo a cassettoni reca, alle due estremità, lo stemma del pontefice con aquila e drago; al centro invece si riconosce l’arme dei Savoia, inserita dopo il 1870. Il grande fregio affrescato nella parte superiore delle pareti fu realizzato nel 1616. L’elemento che più caratterizza questi affreschi è costituito dai personaggi che si affacciano dalle finte logge, che raffigurano alcune importanti ambascerie orientali e africane giunte a Roma nei primi anni del Seicento.
Le ambascerie sono otto, quella che sovrasta l’emblema di Foggia è persiana. Di ambascerie persiane ce ne sono ben quattro, alcune riconoscibili nei personaggi rappresentati, ad esempio Ali-Qoli Beg della dinastia Safavide che governò la Persia per alcuni secoli. La prevalenza di ambascerie persiane si deve agli stretti rapporti che il papato ebbe il paese mediorientale, rapporti rafforzati dai comuni obiettivi in chiave anti-ottomana. Sappiamo che nel 1571 a Lepanto la flotta della Santa Alleanza voluta da papa Pio V sconfisse quella dell’impero ottomano. La metà delle navi della flotta cristiana era costituita dalle micidiali galee e galeazze veneziane. Ma torniamo alla Sala dei Corazzieri. Il fregio sottostante quello delle ambascerie fu dipinto dal decoratore Gaetano Lodi nel 1872, su commissione dei Savoia, per celebrare l’Unità d’Italia attraverso la raffigurazione degli emblemi di quarantasei tra i principali comuni del Paese. Dopo averlo attentamente cercato percorrendo la sala, con grande emozione abbiamo individuato l’emblema di Foggia, straordinariamente bello nella sua miracolosa unicità.
Ambasceria Persiana con Ali-Qoli Beg. Affresco di Agostino Tassi, 1616
Lo scorso 30 ottobre il Palazzo del Quirinale ha fatto da cornice ai rappresentanti del G20, il gruppo dei 20 paesi più industrializzati e ricchi del mondo. Agli ospiti della manifestazione, Capi di Stato, ministri e alti rappresentanti delle più importanti organizzazioni del pianeta, Mattarella ha offerto un pranzo ufficiale, preceduto da un brindisi augurale e da un discorso nel quale il Presidente ha sottolineato l’importanza del multilateralismo e della collaborazione tra i popoli.
Otto secoli fa anche il Palazzo di Federico II a Foggia, purtroppo scomparso, era sede di ricevimenti. Memorabile quello offerto in onore di Riccardo di Cornovaglia, fratello dell’Imperatrice consorte Isabella d’Inghilterra. Era il 1241 e Riccardo era appena rientrato dalla Terra Santa. L’accoglienza di Federico fu straordinaria e durò svariati giorni con festeggiamenti, “esibizioni di giocolieri e due fanciulle saracene che, a piedi nudi su due sfere, ballavano con grande eleganza e abilità sul liscio pavimento del Palazzo” (Wolfgang Stürner, su fonte di Matteo Paris). Probabilmente feste e ricevimenti furono molto più numerosi di quanto ci è stato tramandato. Dai racconti dei cronisti sappiamo che il palazzo era ricco di marmi, di statue e di colonne, di giardini e di fontane. Sappiamo che in esso si dava convegno alle grandi assise del Regno, che in esso in occasione delle visite dei dignitari delle dinastie europee avevano luogo grandi feste e anche che venivano ricevuti alti rappresentanti del clero. Ebbene, allora come ora, il messaggio era lo stesso: pace e collaborazione tra i popoli nel rispetto degli accordi e della legalità vigente. Sappiamo che Federico regnò da Foggia per oltre un quarto di secolo. Fu da Foggia che il Sovrano partì per recarsi in Terra Santa dove, nel 1229, siglò con il Sultano al-Malik al-Kāmil un accordo di pace grazie al quale riottenne Gerusalemme e il Santo Sepolcro. Non ne abbiamo la certezza, ma c’è chi pensa (lo studioso foggiano Giuseppe de Troia) che dopo Gerusalemme l’imperatore volle che la chiesa sotterranea di Foggia, la cripta, fosse realizzata come riproduzione del Santo Sepolcro. Fu a Foggia che venne concepito il Liber Augustalis, la costituzione poi promulgata a Melfi nell’estate 1231. Nel suo palazzo foggiano Federico stabilì la sua Corte composta delle personalità più illustri dell’Europa del tempo: letterati, filosofi, scienziati, giuristi, architetti. Una amplissima cerchia di castelli sparsi nel territorio della grande Capitanata, quale nessun’altra provincia del Regno possedeva, faceva da corona e difesa alla città di Foggia.
Sala dei Corazzieri. Gli affreschi e il soffitto ligneo. Il primo emblema a sinistra è quello di Foggia.
Oggi la città, un tempo inclita sede regale imperiale, vive una crisi istituzionale che è prima di tutto crisi di identità. A tale crisi si dovrebbe reagire creando consapevolezza. Bisognerebbe farlo partendo da loro, i giovani e i giovanissimi. Soltanto pochi giorni fa, il 25 ottobre, il Presidente Mattarella, nel presenziare all’inaugurazione dell’anno accademico all’Università di Foggia, ha voluto lanciare alcuni moniti importanti e, a mio parere, quantomai necessari. Tra essi quello della formazione delle coscienze, “azione fondamentale e indispensabile per rendere il tessuto sociale più forte, più solido e più resistente. ... Ne abbiamo ovunque bisogno, e tutte le strutture, le realtà, le agenzie, i luoghi di formazione sono chiamati a far sviluppare questo senso della convivenza, della comunità, del rispetto degli altri, della legalità”. E ha fatto bene a richiamare le parole di Mirko Bruno, rappresentante degli studenti foggiani, che ha chiesto ai giovani “di impegnarsi, di non tirarsi indietro, di accettare il rischio, di mettersi in gioco, cosa di cui tutto il nostro Paese ha bisogno”. Tutto ciò deve accompagnare, ha detto il Presidente, “l’attività di prevenzione e repressione affidata alla magistratura e alle Forze dell’ordine, e l’esigenza di pubbliche amministrazioni trasparenti ed efficienti, veloci nel fornire risposte alle esigenze dei cittadini”.
Foggia ha particolarmente bisogno di tutto ciò.
Concludiamo l’articolo passando alla prima persona singolare. Da foggiano che non vive più a Foggia provo nei confronti del Presidente della Repubblica un senso di gratitudine per le parole che ha voluto pronunciare a Foggia. Nel mio piccolo anch’io ho cercato di dare una mano alla ripartenza della città facendomi promotore di un convegno e di un monumento alla memoria: la Stele che, auspicabilmente, verrà collocata a Piazza Nigri non lontano dall’Archivolto del perduto Palazzo imperiale. I due eventi avranno luogo a novembre e, auspicabilmente, contribuiranno a ricreare consapevolezza e identità, e forse anche un pizzico di orgoglio per essere stati, otto secoli fa, abitanti di una città che fu centro culturale di primaria importanza e capitale politica del mondo che allora contava.
Nota conclusiva: le foto che corredano l’articolo sono dell’autore. Le informazioni relative al Quirinale e la foto dell’affresco dell’Ambasceria persiana con Ali-Qoli Beg, sono tratte dal volume „Il Palazzo del Quirinale. La storia, le sale e le collezioni“ edito dal Segretariato generale della Presidenza della Repubblica.